STEP#15 - Di fronte ai limiti: analfabetismo e analfabetismo funzionale


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Si definisce analfabetismo la condizione di chi è incapace di leggere e scrivere, dovuta per lo più a una mancata istruzione o a una pratica insufficiente. La sua maggiore o minore diffusione è difficilmente rilevabile statisticamente, data la mancanza di unicità di criteri per le rilevazioni; in ogni caso si presenta tuttora con i caratteri di un fenomeno di massa nei paesi meno sviluppati: si calcola che il fenomeno interesserebbe ancora circa 770 milioni di persone.
Nei paesi più sviluppati, invece, le percentuali di analfabeti ancora rilevate mostrano trattarsi di un fenomeno essenzialmente residuale. Dal censimento del 2001 è risultato che in Italia gli analfabeti al di sopra dei 6 anni di età erano l'1,5%, rispetto al 2,1% del 1991. (Treccani: analfabetismo)

Ricordiamo che nel 1947, in Italia, fu fondata L’Unione nazionale lotta all’analfabetismo (Unla) per fronteggiare l’incapacità del 13% di italiani – dati del censimento 1951, probabilmente sottostimati – di saper leggere e scrivere. Nacquero centri per l’educazione, dove si tenevano lezioni e corsi serali per analfabeti; si assisteva a Non è mai troppo tardi, il programma televisivo condotto dal 1960 da Alberto Manzi.

Dati dello Human Development Report
Nonostante l'apparente miglioramento, però, è imprudente considerare il problema sconfitto. Si evidenzia sempre più ampiamente, infatti, un nuovo limite che nasce dallo sviluppo, una forma diversa, detta analfabetismo funzionale: secondo la definizione del rapporto Piaac-Ocse, l'incapacità di un individuo di usare in modo efficiente le abilità di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana, malgrado le conoscenze di base possedute.
Secondo uno studio pubblicato su Frontiers in Psychology, solo in Europa questa categoria di persone ammonterebbe a circa 80 milioni di individui. Secondo lo Human Development Report 2009 - Rapporto sullo sviluppo umano del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo - la concentrazione più bassa si registra in Svezia (7,5%), mentre quella più alta è in Italia (47%). Tra le cause, incide sicuramente il background familiare, ma anche il fatto che, in Italia, i rendimenti economici per chi si laurea sono inferiori alla media europea e il possesso di una laurea riduce meno che altrove il rischio di essere disoccupati.

Uno studio intitolato Literacy at Work, pubblicato dal Northeast Institute nel 2001, ha rilevato che le relative perdite economiche, causate da bassa produttività, errori e incidenti riconducibili all'analfabetismo funzionale, ammontano a miliardi di dollari all'anno.

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