STEP #21 - L'etica della letteratura


La scrittura è indubbiamente uno strumento incredibile: ha avuto da sempre un ruolo fondamentale nel dare forma al pensiero, permettendo ad esso di essere propagato, conosciuto e se necessario anche confutato. Attraverso i testi scritti ci sono stati tramandate storie e fonti antiche, usanze e culture di popoli lontani nel tempo. Il valore intrinseco dello scrivere è incommensurabile per l’ evoluzione dell’umanità, per il contenuto che viene diffuso e per la forma con la quale viene diffuso.

La volpe e l'uva,
illustrazione di Milo Winter
Possiamo fare un'analisi etica del valore della scrittura a partire dalle prime forme di testi letterari volte a trasmette un messaggio o un insegnamento: i miti, le favole, le fiabe, che hanno la funzione di suggerire esempi di momenti della vita, trasferiscono ai più piccoli - e non solo - sia una serie di modelli di comportamento, sia i concetti di male e di bene in rapporto agli episodi raccontati. Benché inizialmente si trattasse di una produzione tipicamente orale, presto subentrò la necessità di garantirne la trasmissione da generazione in generazione attraverso al forma scritta.
Anche all'interno delle religioni assumono un ruolo fondamentale: si pensi alle parabole cristiane riportate nella Bibbia, racconti di vita che attraverso allegorie e similitudini rivelano insegnamenti morali e religiosi. 

Si tratta comunque di tipi di racconti prodotti prima dell’avvento delle società di massa; quando il tipo di vita sociale cambia, le produzioni letterarie mutano a loro volta: la fiaba si evolve in un racconto che poi diverrà il romanzo, che conserva la particolarità di rivolgersi al mondo interiore dell’uomo, ma è destinato principalmente ad un pubblico adulto.
E il romanzo non è semplicemente romanzo di evasione, ma si viene ad aprire il dibattito sulla responsabilità morale dello scrittore.
Rousseau - e prima di lui i moralisti francesi del Seicento - criticava i romanzi contemporanei per la loro capacità di seduzione e di coinvolgimento. Ugo Foscolo meditava sulla propria responsabilità di narratore, costatando che la lettura del suo Ortis aveva indotto dei giovani a imitare il protagonista fin nel suicidio. Alessandro Manzoni, invece, scriveva che la letteratura e l’arte dovevano essere considerate nell'ambito delle "scienze morali". Ciò si fonda sulla profonda convinzione della responsabilità morale dello scrittore, la cui parola può avere una grande influenza sull'animo e sul comportamento del lettore. Inoltre per Manzoni la letteratura è morale in quanto è conoscenza del "cuore umano", dove si nasconde la verità.

Ad oggi il dibatto è ancora aperto: si può affermare che non è necessariamente compito dello scrittore indirizzare il pensiero dei lettori; non bisogna strumentalizzare un testo letterario, e neanche cercare di trovare in esso messaggi etici che di fatto non ci sono, venendo meno all'autonomia dello scrivere e alla funzione di svago che offre la letteratura.
Però, se scrivere vuol dire anche osservare, uno scrittore non può distogliere lo sguardo, non può prescindere dal contesto in cui scrive. E la grande funzione che un romanzo può ricoprire è quella di farci vedere ciò che è diverso da noi, nel modo più accessibile per l'uomo perché prodotto dall'uomo stesso, e per questo più che esemplare.

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